Carissima m,
ti scrivo anche se mi ero ripromessa di non farlo, perchè ti aspetto da tempo, forse da tanto tempo e con gli anni il mio modo di attenderti è cambiato, forse per un certo periodo ho creduto che il fatto che stessi con me tutto il giorno non mi avrebbe mai portata ad attenderti, eppure ti aspetto.
Ti aspetto come una donna incinta, che nel tempo si vede trasformata e dopo la lunga attesa e un doloroso passaggio può vivere di una gioia nuova, inimmaginabile.
Io credo che un giorno questo avverrà, questo incontro ci sarà, saremo donne nuove entrambe, questa attesa forse ci avrà fatto bene.
In cima alla lettera ho scritto solo una emme, ora di più non riesco a scrivere, perchè leggere la parola per intero mi fa piangere, mi affatica, mette in moto un mucchio di ricordi passati, di quando io ero piccola, e quelle mie esuberanze erano parte di quella che oggi si fa attesa.
Ti aspetto, e questo tempo non sarà infruttuoso, ognuna di noi avrà la sua vita da percorrere, nuova da costruire, e forse poi ci potremmo di nuovo incontrare.
reby
lunedì 22 febbraio 2010
lunedì 1 febbraio 2010
lettera
Ciao,
ho il maso incollato alla finestra, fuori nevica, ma non è la neve, che a poco a poco sta coprendo tutto a catturare la mia attenzione. Da qualche tempo fisso un punto preciso, dove la strada finisce, inghiottita, sembra, dalla casa vicina. Fisso quel punto nella speranza di vederti comparire, così all’improvviso, come tante volte ho sognato.
Era tempo che non guardavo dalla finestra: l’attesa del tuo arrivo viene, a volte, celata dalle 1000 cose che ho da fare, dal caos di cui mi circondo tutti i giorni. Ma poi… basta così poco: due mani allacciate, braccia strette al collo, un commento, per fare ritornare prepotente il desiderio di vederti arrivare.
Tante volte ho sognato quel momento che quasi lo temo, temo la felicità che porterà il tuo arrivo. Mi sono spesso chiesta il motivo del tuo ritardo: hai perso la strada, qualcuno ti trattiene, non sai che è da me che devi venire.., nel frattempo io mi preparo: riempio l’attesa di esperienze, incontri, affetti, fatiche per prepararmi ad accoglierti.
Intanto la neve ha coperto tutto col suo manto bianco e io ho il naso incollato alla finestra e continuo a fissare un punto preciso: dove la strada finisce, inghiottita, sembra, dalla casa vicina.
ho il maso incollato alla finestra, fuori nevica, ma non è la neve, che a poco a poco sta coprendo tutto a catturare la mia attenzione. Da qualche tempo fisso un punto preciso, dove la strada finisce, inghiottita, sembra, dalla casa vicina. Fisso quel punto nella speranza di vederti comparire, così all’improvviso, come tante volte ho sognato.
Era tempo che non guardavo dalla finestra: l’attesa del tuo arrivo viene, a volte, celata dalle 1000 cose che ho da fare, dal caos di cui mi circondo tutti i giorni. Ma poi… basta così poco: due mani allacciate, braccia strette al collo, un commento, per fare ritornare prepotente il desiderio di vederti arrivare.
Tante volte ho sognato quel momento che quasi lo temo, temo la felicità che porterà il tuo arrivo. Mi sono spesso chiesta il motivo del tuo ritardo: hai perso la strada, qualcuno ti trattiene, non sai che è da me che devi venire.., nel frattempo io mi preparo: riempio l’attesa di esperienze, incontri, affetti, fatiche per prepararmi ad accoglierti.
Intanto la neve ha coperto tutto col suo manto bianco e io ho il naso incollato alla finestra e continuo a fissare un punto preciso: dove la strada finisce, inghiottita, sembra, dalla casa vicina.
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