Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita,senza mai scalfire la superficie dei luoghi,nè imparare nulla dalle genti appena sfiorate.Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltarechiunque abbia una storia da raccontare.Camminando si apprende la vita,camminando si conoscono le cose, camminando si sanano le ferite del giorno prima.Cammina guardando una stella,ascoltando una voce,seguendo le orme di altri passi.Cammina cercando la vita,curando le ferite lasciate dai dolori.Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.
(rubén blades)
sabato 31 ottobre 2009
Il conflitto, come guerra, ma anche come scontro/incontro di culture generatore di tensioni e insieme motore della storia che può sembrare paradossale associarlo ad un percorso teatrale come TRACCE dove si intende guidare “l’uomo“ ad intrecciare dei sentieri di speranza. Ci siamo lasciati alle spalle almeno due grandi illusioni sulla scomparsa della guerra: la prima all’indomani del ’45, la seconda legata al periodo di distensione che seguì la cosiddetta “guerra fredda” e che sembrava averci liberato una volta per tutte dall’incubo atomico. Oggi, nonostante i numeri indichino che i conflitti nel mondo, rispetto al drammatico picco raggiunto nel 1991, si sono dimezzati, si percepisce con sempre maggior forza un ritorno della guerra nel nostro presente, un suo incombere sulla quotidianità. Ed è proprio il rapporto fra guerra e quotidianità ad essere al centro di questo percorso se l’Europa, dopo il 1945, non ha più conosciuto conflitti interni, questo non è dovuto tanto ad una volontà e a un sentimento di pace che hanno invaso il continente, quanto all’impossibilità pratica di fare la guerra . Oggi, dopo il trauma dell’11 settembre, lo spettro della terza guerra mondiale è stato di nuovo evocato, ma i presupposti sono differenti. Siamo di fronte ad un avvelenamento ideologico: la democrazia è impugnata come un’arma in una nuova guerra santa contro l’oscurantismo del fanatismo religioso. Gli strumenti per ricreare un equilibrio dovranno dunque essere diversi.
Nel nostro tracciare delle linee e dei vissuti ci accosteremo inizialmente a quell’istante
prima della bomba, dopo la bomba, dopo ancora.
Se in un passato dei personaggi vi è stata l’ immagini più sgradevole che l' uomo può dare e dire di se stesso, fisicamente e moralmente: vendita di figli, eliminazione del prossimo per avere o servire un potere, ed eliminazione dell’altro e la ripetizione incessante degli eventi diventando padri e figli di se stessi , adesso ritroviamo la stessa landa desolata ma anni dopo lo scoppio della “bomba” e tra i sopravvissuti che muoiono come mosche: ora è «l' uomo nuovo», rapato, vagabondo inerme cui tutti rimangono affascinati dal suo dire e ascoltano le poche parole di speranza e di rinascita , ma che divengono solo fumo al momento che uno di loro incita il gruppo a dargli la caccia, accusandolo come propagatore di un' ennesima peste. Tutti, tranne una donna che con lui vorrebbe fare un figlio e «ricominciare» l' uomo.
A partire da questo evento si svilupperà tutto il percorso di ricostruzione di una intera comunità che soffre per l’incomunicabilità dell’uomo e che cerca nell’altro una speranza per il domani.
Nel nostro tracciare delle linee e dei vissuti ci accosteremo inizialmente a quell’istante
prima della bomba, dopo la bomba, dopo ancora.
Se in un passato dei personaggi vi è stata l’ immagini più sgradevole che l' uomo può dare e dire di se stesso, fisicamente e moralmente: vendita di figli, eliminazione del prossimo per avere o servire un potere, ed eliminazione dell’altro e la ripetizione incessante degli eventi diventando padri e figli di se stessi , adesso ritroviamo la stessa landa desolata ma anni dopo lo scoppio della “bomba” e tra i sopravvissuti che muoiono come mosche: ora è «l' uomo nuovo», rapato, vagabondo inerme cui tutti rimangono affascinati dal suo dire e ascoltano le poche parole di speranza e di rinascita , ma che divengono solo fumo al momento che uno di loro incita il gruppo a dargli la caccia, accusandolo come propagatore di un' ennesima peste. Tutti, tranne una donna che con lui vorrebbe fare un figlio e «ricominciare» l' uomo.
A partire da questo evento si svilupperà tutto il percorso di ricostruzione di una intera comunità che soffre per l’incomunicabilità dell’uomo e che cerca nell’altro una speranza per il domani.
TRACCE
TRACCE è un percorso teatrale che vuole riunire in una serie di workshop formativi l’esperienza e lasperimentazione di un metodo proprio che si fondasull’osservazione partecipata del sociale e degli eventi.L’obbiettivo è abitare uno spazio dove l’esperienzadell’incontro con" l’altro" traccia la propria identità.Attraverso questo percorso formativo sperimenteremo il fascino e la bellezza nell’accogliere il mistero e l’enigma di chi non conosciamo.
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